Ciao a tutti!
è il nono giorno di primavera e gli alberi sono in fiore. I prati sono puntellati da margherite e i luoghi più rocciosi sono decorati dalle violette. Questa scenografia primaverile mi ha spinta ad ambientare il racconto da 7200 battute, che ho spedito a una rivista on-line, la quale non l'ha preso in considerazione. L'altra fonte d'ispirazione è stato l'albero di pesco in fiore, che si scorge dalla finestra della mia cucina, e la sua trasformazione è il nocciolo della breve storia che ho scritto. Il racconto si intitola "La casa del pesco" e narra come la protagonista Lavinia stia affrontando un grande cambiamento. Ora smetto di darvi troppe anticipazioni e vi lascio il racconto da leggere. Buona Lettura!
Un ticchettio ruppe il silenzio della casa. Lavinia si fermò sul penultimo scalino e irrigidì la schiena. Non aveva alcuna voglia di incontrare qualcuno, così tese l’orecchio per identificare meglio il rumore. Una sorta di raschio si ripeté, sospirando raggiunse la cucina e nella penombra si avvicinò alla finestra.
Lavinia aprì con cautela le imposte della finestra e adagio sganciò la sicura dell’anta della persiana, sollevandola un poco per sbirciare l’uscio. Il portone verde scuro era ben illuminato dal sole del mattino, così Lavinia tirò un sospiro di sollievo, visto che non c’era nessuno a disturbarla. Era un momento difficile per lei, perché era trascorsa una settimana dalla morte della sua cara nonna Lia. Il giorno successivo al suo funerale Lavinia si era trasferita nella casa di proprietà della nonna, tanto in città non c’era più nulla a trattenerla, nemmeno il suo lavoro. Forse doveva dare una svolta alla sua vita, come le ripeteva in continuazione la sua amica Clara. Lavinia inspirò forte ed espirando girò la maniglia per spalancare la persiana, facendo entrare la luce del sole. Davanti a lei si profilò un lungo ramo dondolante e tempestato da piccoli fiori rosa. Lavinia sorrise, intuendo chi fosse il responsabile del rumore, e avvicinò il viso al ramo venendo investita dal dolcissimo profumo dei piccoli fiori. Se non ricordava male, doveva trattarsi dell’albero di pesco, che ogni estate permetteva alla nonna di preparare la più buona marmellata di pesche che avesse mai mangiato. Chissà se aveva scritto da qualche parte la ricetta? La nonna annotava sempre tutte le sue fantasiose preparazioni, quindi doveva solo trovare il quaderno.
Lavinia si voltò verso la cucina illuminata dal sole, mise le mani sui fianchi e si guardò intorno. Ogni superficie era piena di diversi oggetti. Doveva solo riordinare e sicuramente avrebbe trovato la ricetta della marmellata, tanto aveva ancora un po’ di tempo visto che erano ancora in primavera. Lavinia arrotolò le maniche della felpa fino ai gomiti e si diresse verso la gigantesca credenza della cucina. Iniziò a spostare tazze, bomboniere e bicchieri di cristallo, leggendo ogni pezzo di carta che recuperava. Pulì i ripiani e meditò su come riposizionare e usare in futuro gli oggetti. Lavinia trascorse tutta la giornata a riordinare la cucina senza trovare la ricetta. Esausta si sedette sulla sedia e pensò che il giorno seguente sarebbe passata a rimettere a posto le due camere da letto e la tavernetta, perché era troppo bella la casa della nonna pulita e ordinata.
Dopo una settimana di pulizie Lavinia aveva fatto tornare a brillare la casa, aveva ideato un progetto di sartoria riutilizzando i vestiti della nonna e del nonno e soprattutto aveva scovato il quadernino con la copertina sbiadita, contenente la ricetta della marmellata. Guardandosi intorno Lavinia sorrise soddisfatta e convinta che la nonna sarebbe stata contenta di vedere la sua casa ritornata agli albori. Ora, però, doveva portare fuori i sacchetti della spazzatura. Aprì il portone, mettendosi le chiavi nelle tasca anteriore del jeans, e sollevò un sacchetto nero per mano. Erano davvero pesanti ma, facendo diverse pause, sarebbe arrivata comunque ai bidoni in fondo alla strada. Dopo essersi accertata di aver chiuso bene il portone, Lavinia iniziò a scendere la ripida discesa, fermandosi più di quanto immaginasse. I due sacchetti erano così pesanti che le braccia si erano indolenzite in fretta. Oltrepassò un cancello con un grosso pastore tedesco, che la studiava in silenzio, e si arrestò poco distante per riprendere fiato, quando una voce maschile esordì:
«Ciao! Hai bisogno di aiuto?»
Lavinia si voltò e accanto al cane vide un uomo alto con i capelli castano chiaro e una folta barba puntellata di bianco, che cercava di nascondere un sorriso, tanto radioso da illuminare anche i suoi occhi nocciola. Lavinia sorrise a sua volta e disse massaggiandosi i bicipiti:
«Se non ti disturba, mi farebbe molto piacere»
«Nessun disturbo» replicò uscendo dal giardino assieme al cane e agguantando i sacchetti le chiese «Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?»
Seguendolo Lavinia gli rispose:
«Mancavo dal paese da un po’ di anni, ma ogni estate ci venivo per le vacanze scolastiche»
L’uomo la osservò un istante e guardando il cane le raccontò:
«Ecco perché non mi eri famigliare! Io e i miei genitori ci siamo trasferiti qui una decina di anni fa per scappare dalla frenesia della città»
«Anch’io ho fatto lo stesso» mormorò accarezzando la testa del pastore.
L’uomo le sorrise e affermò:
«Allora ci vedremo spesso! Io mi chiamo Ector e sono il tuttofare del paese quindi, se hai bisogno di una mano, non farti problemi a suonare»
«Grazie…io sono Lavinia» bisbigliò e, dopo aver inspirato, proseguì «Ma con tuttofare intendi anche idraulico?!»
«Sì» rispose fermandosi davanti ai bidoni.
Lavinia corse a sollevare il coperchio e Ector depose uno alla volta i sacchetti, poi si strofinò le mani e guardandola negli occhi domandò:
«Qual è il problema?»
Lavinia deglutì e gli confessò:
«In realtà tutti i tubi non funzionano bene. Sai, la casa di mia nonna è rimasta vuota per tanto tempo, quindi…»
Si interruppe ed Ector contorse un attimo la bocca prima di incitarla:
«Dai, fammeli vedere»
«Ector, però, ti devo avvisare che non ho molti soldi da parte, perché ho perso il lavoro» si giustificò Lavinia con un sospiro.
Ector la osservò seriamente per un po’, poi distese le labbra in un sorriso e muovendosi verso la salita esclamò:
«Vieni, Dracula! Andiamo a vedere la casa di Lavinia!»
Lei sorrise e si incamminò al suo fianco raccontandogli come avesse riordinato gli oggetti della nonna, mentre Ector l’ascoltava con interesse.
La piccola casa di due piani con le pareti bianco sporco, seminascosta dall’albero in fiore, si profilò davanti a loro. Lavinia si avvicinò al portone per aprire ed Ector constatò:
«Ah! Ma tu vivi nella casa del pesco!»
«Non sapevo che venisse chiamata così» replicò allungando il braccio per farlo entrare.
Ector si avviò verso il lavandino spiegandole:
«In questo paese gli abitanti hanno dato un soprannome a tutte le case, infatti la mia è la casa obliqua, perché segue il pendio della collina. Comunque, appena la gente saprà che la casa del pesco è stata riaperta, sarà molto contenta»
«Perché?» chiese guardandolo trafficare davanti al lavandino.
Ector si voltò e con un sorriso le rispose:
«Perché ho sentito dire dalle persone che la donna che ci viveva preparava una buonissima marmellata di pesche, che vendeva agli abitanti più ricchi del paese e regalava a quelli più poveri»
Dopodiché Ector ordinò a Dracula di sedersi e si accucciò per controllare i tubi, lasciando Lavinia ai suoi pensieri. La sua adorata nonna aveva fatto tantissime cose per il paese e forse il suo desiderio di rimanere lì aveva un senso. Era giunto il momento di far rivivere, come si meritava, la casa dell’albero di pesco, magari con nuove idee adatte ai tempi. Lavinia afferrò la penna e il blocco notes, che aveva comprato per appuntarsi le cose importanti per riorganizzare la sua vita. Si sedette davanti al tavolo, mentre Ector trafficava sotto il lavandino, e iniziò a scrivere tutti i progetti, che voleva realizzare nella casa del pesco.
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