domenica 4 settembre 2022

 Ciao a tutti!

settembre mi ha sempre causato un senso di malinconia. Non so per quale ragione, forse perché la natura sta cambiando o perché sono stata proprio io ad attribuire a questo mese questo sentimento. Per dare un po' di colore a questo momento ho pensato di pubblicizzare il più giovane dei miei libri, ovvero "Quella sera a Torino". Per questa nuova pubblicità mi è venuto in mente di proporvi uno stralcio del libro, in particolare il capitolo 18 a pagina 125. Nel pezzo Boris sta vivendo un momento di malinconia, ma non aggiungo altro così potete leggerlo. Ovviamente si interromperà per invogliarvi a comprare il libro, per questa ragione vi invito a cliccare link per poterlo acquistare. Ora vi saluto lasciandovi un'immagine del libro "Quella sera a Torino" e lo stralcio del capitolo 18;) Buona lettura!

18

Le Nike bianche e nere di Boris strisciarono sul lucido pavimento di marmo dell’albergo. Una dolce base musicale intratteneva gli avventori del bar. Sentendo le melodiche note del pianoforte, Boris non poté fare a meno di pensare a Dafne. Era una settimana che lei era partita e suo malgrado doveva ammettere che le mancava. Non avevano trascorso dei mesi insieme, ma, la stretta vicinanza e la capacità di Dafne di riuscire a scavare nel profondo del suo animo per trovare le giuste parole per le canzoni, avevano reso l’esperienza importante. Boris si sedette su uno sgabello davanti al bancone e scosse la testa, pensando che aveva il cuore troppo tenero, se qualche giornata passata con una donna, che lui reputava fuori dal comune, lo avevano reso così malinconico. Il giovane barista, con un pizzetto nero perfettamente curato, lo riportò alla realtà chiedendogli:


«Cosa vuole bere?»

Boris sollevò per un istante lo sguardo sul soffitto e bofonchiò:

«Un bicchiere di un alcolico molto forte»

«Okay» replicò l’uomo afferrando un bicchiere panciuto.

«Anzi me lo faccia doppio, così magari smetterò di pensare» borbottò poggiando il gomito sul bancone e la mano fra i riccioli.

Il barista riempì con l’Absinthe Jacquez Senaux Black il bicchiere, che lo fece scorrere sul ripiano mettendolo davanti allo sguardo perso di Boris. Lui sospirò, guardando il liquido nero, e domandò, come se stesse parlando a suo fratello, grattandosi la cute:

«Si può sentire la mancanza di una persona che non si conosce per niente?»

«Dipende» rispose il barista avvitando il tappo alla bottiglia panciuta con l’etichetta nera, su cui capeggiava una donna con il corpo azzurro, i capelli blu e le ali di una farfalla.

Boris raddrizzò la schiena, puntò gli occhi su quelli nocciola dell’uomo davanti a lui e gli chiese corrugando la fronte:

«Dipende?! Da cosa?»

«Beh, da tante cose…»

«Ma quali sono?» insistette Boris fissando attentamente il barista.

Il giovane alzò per un secondo le spalle verso l’alto e disse:

«Beh, secondo mia nonna, basta un attimo per capire se una persona è affine a noi. Può dipendere da uno sguardo, da una circostanza anche piccola che si è vissuta con quella persona; insomma, è facile sentire la malinconia di qualcuno se per un istante siamo stati bene insieme»

Boris annuì con il capo e abbassò lo sguardo sulla sua bevanda. Afferrò il bicchiere e bevve tutto d’un fiato il liquore, contraendo il viso in una smorfia di disgusto. Allungò il bicchiere al barista e affermò:

«Un altro»

L’uomo lo prese, adagiandolo di nuovo sul bancone, e si mise a trafficare con la bottiglia di prima. Boris seguì ogni suo gesto e, quando si ritrovò il bicchiere davanti, borbottò:

«E sua nonna ce l’ha un rimedio per smettere di essere malinconici»

Il barista rise mostrando i denti inferiori tutti accavallati tra loro e riprendendosi replicò:

«Non gliel’ho mai chiesto. Forse può provare a…continuare nella sua vita e magari non sarà più malinconico pensando a…quella persona»

«Mmm…» bofonchiò alzando il sopracciglio con l’orecchino.

Un uomo, fasciato in un elegante gessato blu con righine grigie, si sedette nella parte opposta del bancone e il barista si spostò per andarlo a servire. Boris sbuffò e sorseggiò il suo liquore nero, pensando che doveva trovare assolutamente un modo per non provare questo forte senso di tristezza. Forse se fosse andato in una discoteca o in un pub, avrebbe smesso di pensare a Dafne. Boris piegò il collo all’indietro per bere anche le ultime gocce del suo alcolico e raddrizzandosi notò nello specchio la figura di Natasha. Lui distolse lo sguardo per seguire il suo gesto di riporre il bicchiere sul ripiano del bancone; nel frattempo stava riflettendo, se trascorrere del tempo con la sua ex potesse essere una soluzione al suo problema.

«Ciao Boris» lo salutò Natasha sedendosi sullo sgabello alla sua destra e accavallando le gambe gli chiese maliziosa «È sabato sera e sei tutto solo? Non c’è più quella tua…amica?»

Boris fissò le sottili ginocchia della donna, che erano fasciate da collant verde bosco, risalì lo sguardo sulle sue cosce, che erano completamente scoperte visto che la gonna nera era molto corta. Natasha si accorse del suo esame, così sporse il torace verso di lui e con voce roca gli propose:

«Che ne dici, se questa sera ce ne andassimo da qualche parte a divertirci un po’»

Boris deglutì, continuando a fare scorrere lo sguardo sul fisico seducente della donna, e guardandola negli occhi di zaffiro le rispose:

«Perché no»

Natasha saltò giù dallo sgabello, afferrò il suo polso e trascinandolo lo esortò:

«Forza andiamo!»

Boris si mise in piedi, fece un cenno al barista, che gli rivolse un occhiolino di complicità, e seguì la donna, che comunque era ancora il suo incubo...

Come proseguirà la storia? E soprattutto come sarà il libro con protagonista il famoso cantante Boris Novak? ;)


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