l'autunno è giunto e oggi, nel posto in cui vivo, si è verificato un aspetto negativo di questa stagione, ovvero le intense piogge, a volte di carattere autorigenerante, che causano allagamenti e nelle situazioni più drammatiche le alluvioni. Per il momento qui è tutto sotto controllo, ma questo post lo voglio scrivere parlando delle cose belle dell'autunno come i colori meravigliosi che tingono di rosso, giallo, marrone e arancione le foglie degli alberi. L'aria diventa frizzante e fa venire voglia di prepararsi un buon tè, magari alla vaniglia che dicono rilassi le menti stressate, e sedersi su una comoda poltrona a sorseggiare questa calda bevanda. Non so voi, ma in un setting del genere non può mancare un bel libro tra le mani, che possa raccontare la storia di una donna la quale ha tutto nella vita, un lavoro e una bella casa, ma le manca l'amore. Vorrebbe trovare l'uomo giusto per potersi sposare e creare una famiglia; dopotutto ha trent'anni ed è giusto che accada, visto che anche le altre lo fanno. Sembra che il giorno del suo compleanno tutto questo possa realizzarsi, solo che la vita non è mai come vorremmo che fosse, e per raggiungere quello che si desidera bisogna faticare parecchio. Questa storia è quella di Elisabetta, che è raccontata all'interno del mio libro "30 anni belli e... incasinati"(si può acquistare in versione cartacea e in versione ebook in qualsiasi store e non solo quelli che vi ho messo come link ;)) e se questo incipit non vi ha ancora convinto a comprare il libro, vi lascio di seguito il primo capitolo della storia di Elisabetta. Buon autunno e buona lettura ;)
1
La
foschia e il cielo plumbeo ammantavano le strade. Al pianterreno di
un palazzo rinascimentale c’era il negozio di erboristeria
“Sinfonie di fiori di Bach”. Le intelaiature delle porte erano in
legno scuro e le luci calde dell’interno invitavano ad entrare. La
vetrina di sinistra era decorata con le scatole gialle dei prodotti
al propoli e agrifogli con le bacche rosse. Una donna coperta con un
giubbotto scuro e una pesante sciarpa rossa intorno al collo spinse
la porta e il tintinnio dello scacciapensieri avvisò dell’arrivo
di un nuovo cliente. Elisabetta sollevò lo sguardo dal suo
smartphone e con un sorriso radioso accolse la cliente.
«Buon
giorno, signora Masuccio»
«‘giorno
Elisabetta» borbottò tossendo subito dopo.
«Abbiamo
preso l’influenza?» le domandò sistemandosi il camice bianco.
La
donna si soffiò il naso con un fazzoletto di carta e schiarendosi la
voce roca le disse:
«Ieri
sera ho preso freddo, così…»
«Non
si preoccupi le consiglio Flufast e si sentirà subito meglio» parlò
gioiosamente voltandosi.
Elisabetta
afferrò la scatoletta arancione e tornando a guardare la cliente le
spiegò:
«Deve
assumerlo due volte al giorno e se può, deve cercare di stare al
caldo il più possibile»
La
signora annuì soffiando un’altra volta il naso prima di estrarre
il portafogli, mentre Elisabetta digitava il prezzo sul registro di
cassa. Infilò nel sacchettino biodegradabile la scatoletta e lo
scontrino. Lo smartphone pigolò, mentre Elisabetta consegnava il
resto alla donna, che la salutò afferrando i manici del sacchettino:
«Grazie…e
Buon Anno»
«Buon
anno anche a lei, signora Masuccio» ricambiò con un sorriso.
La
cliente uscì con il tintinnio dello scacciapensieri ed Elisabetta
lesse sul suo profilo Facebook l’ennesimo augurio di buon
compleanno. Con un sorriso scrisse il ringraziamento, poi lasciò lo
smartphone sul bancone e si diresse nel retrobottega. Si avvicinò
alle tre scatole, che il giorno prima il corriere aveva consegnato,
piegò le ginocchia e sollevò uno scatolone marrone ritornando
nell’area del negozio. Lo appoggiò su uno sgabello accanto al
bancone, tagliò lo scotch con il cutter e cominciò a estrarre i
profumi dell’Erbolario riponendoli negli spazi vuoti dello
scaffale.
Lo
scacciapensieri tintinnò ed Elisabetta si girò verso la porta, che
venne oltrepassata dalla proprietaria, con le mani occupate da due
tazzine, e dalla sua migliore amica, che da dietro teneva fermo
l’uscio alla madre. Elisabetta corse a liberare una mano del suo
capo e, appena la porta si richiuse alle loro spalle, la sua amica
esclamò mettendosi dietro un orecchio, tempestato di piercing, una
ciocca corvina:
«Auguri
vecchiona!»
Elisabetta
ridacchiò e precisò spostandosi nel retro del negozio con una
tazzina fra le mani:
«Se
vogliamo essere fiscali, cara Malva, tu sei più vecchia di me di tre
mesi»
«Oh…sentiamo
il peso dei trenta» la canzonò l’amica.
«Malva,
piantala di infastidire Elisabetta!»
«Su,
mamma! Se non la prendo un po’ in giro io, chi vuoi che lo faccia.
Quello scemo del suo ragazzo è solo buono a spar…»
«Non
offendere il mio Omar!» la redarguì Elisabetta sgranando i suoi
occhi a palla e con un mezzo sorriso la informò «Non so se te l’ho
già accennato ma…questa sera sono sicura che mi chiederà di
sposarlo»
Malva
spalancò i suoi occhi nocciola truccati con uno spesso strato di
kajak nero e borbottò:
«D…Davvero?!»
Elisabetta
annuì con il capo e si spiegò meglio:
«Ieri
sera è venuto a casa mia per cena e mi ha detto che alla festa, dove
andremo per festeggiare l’ultimo dell’anno, mi dovrà dire una
cosa molto importante. E cos’altro potrebbe essere, se non
chiedermi di sposarlo?!»
Malva
scoppiò in una risata argentina, mentre la madre inforcò gli
occhiali legati ad un cordoncino blu e la rimproverò:
«Malva,
io ti avrei insegnato l’educazione ma vedo che non ha avuto i suoi
frutti»
Elisabetta
poggiò una mano sull’avambraccio della donna e la rassicurò
terminando con un’alzata di spalle:
«Non
ti preoccupare, Paola. Lo sai che Malva è…è così»
La
donna in questione smise di ridere e scuotendo il capo disse:
«Vedo,
Eli, che sei sempre la solita ingenua di quando andavamo al liceo.
Non vi vedete da mesi e tu pensi che lui possa davvero farti una
proposta così importante?! Ma poi Omar che faccia aveva quando ti ha
parlato ieri sera?»
Elisabetta
sollevò i suoi occhi azzurro pervinca sul soffitto e riportandoli
sull’amica rispose:
«Era
molto serio»
«Allora,
sono due i casi…o ti deve fare un’importante richiesta o se no…»
fece una pausa ad effetto.
Elisabetta
spalancò gli occhi ed esclamò puntandole l’indice contro:
«Non
dirlo nemmeno! Sono sicura che mi chiederà di sposarlo. Oggi compio
trent’anni e, secondo il mio progetto, in questo anno mi devo
sposare per cui Omar mi farà sicuramente una proposta di matrimonio.
Non c’è nessunissimo dubbio»
Malva
e Paola osservarono l’espressione decisa di Elisabetta, che si
calmò portandosi alle labbra la sua tazzina di caffè e dopo aver
deglutito le guardò sorridendo. Le due donne si scambiarono uno
sguardo d’intesa, poi Paola lo abbassò sulla brochure della nuova
linea della Nature’s e Malva scosse la testa pensando che la sua
amica non sarebbe mai cambiata.
Quando
aveva un progetto in testa, era difficile che la si potesse
scoraggiare dalla sua idea. Malva scosse il suo crespo caschetto nero
e mormorò con un’espressione imbronciata:
«Se
sei così convinta, buon per te…»
«Ti
racconterò filo e per segno quello che succederà! Non vedo l’ora
che sia già questa sera» ammise con un sospiro soddisfatto.
Malva
fece scorrere lo sguardo sul suo viso gioioso e sentendosi una
cattiva amica per la sua assenza alla festa di compleanno di
Elisabetta si scusò:
«Lo
sai che sono immensamente dispiaciuta di non poter festeggiare il tuo
trentesimo compleanno come si deve…ma per questo Capodanno il
nostro gruppo è stato assunto per intrattenere la clientela di un
importante hotel di Santa Margherita Ligure e lo sai quanto è
difficile poter guadagnare qualche soldo in questo campo…Non sai
quanto vorrei che venissi con noi invece di festeggiare nella tua
pausa pranzo in uno striminzito bar. Con il proprietario che ogni
volta ti si rivolge con bella gioia»
«Me
l’hai portato il regalo?» replicò al fiume di parole dell’amica.
«Certo!»
«Allora,
sono a posto così» parlò seriamente alzando per un secondo le
spalle verso l’alto.
Elisabetta
bevve gli ultimi sorsi di caffè, poggiò la tazzina sul piattino e
osservando l’amica con la fronte corrugata le propose facendole
l’occhiolino:
«Allora,
ti andrebbe di darmi una mano a rimettere a posto i nuovi prodotti
prima di sgattaiolare al bar?!»
Malva
annuì alzandosi in piedi dalla sedia e seguendo Elisabetta pensò,
che la sua migliore amica era una donna veramente imprevedibile, dove
il suo mondo era solo bianco o nero e non riusciva minimamente a
contemplare le sfumature. Aveva un cattivo presentimento e prevedeva
che la rivelazione di Omar non promettesse niente di buono. Se lo
sentiva nel profondo del cuore e l’aspetto che più la preoccupava
era che per un mese non ci sarebbe stata per farla piangere sulla sua
spalla. Elisabetta finì di tagliare lo scotch che chiudeva la
scatola e fissandola le domandò:
«Allora,
mi dai una mano o rimani tutta la mattinata a fissarmi?! Lo so, che
sono meravigliosa soprattutto oggi che compio trent’anni, ma non
vorrei che il tuo sguardo mi consumasse la pelle e Omar non mi
vedesse più per la meraviglia che mi dice sempre di essere.»
Malva
piegò il collo all’indietro scoppiando in una risata argentina e
tenendosi l’addome si avvicinò allo scatolone. Si asciugò le
lacrime con le punte delle dita e iniziò a togliere i prodotti dalla
scatola assieme a Elisabetta, chiacchierando delle rispettive feste
di Capodanno e i futuri progetti per il nuovo anno…©
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