sabato 21 marzo 2020

Ciao a tutti,
l'equinozio di primavera è cominciato ieri e oggi si sarebbe dovuta correre la corsa ciclistica Milano-Sanremo. Purtroppo il Corona virus si è diffuso in tutto il mondo, tanto che l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato la pandemia, così tutti gli eventi sportivi, come la Classicissima di Primavera, e qualsiasi sorta di attività con molte persone sono state vietate. Di consueto sul blog in questa giornata scriverei gli aspetti salienti della Milano-Sanremo ma, vista la situazione eccezionale, ho pensato di fare lo stesso un post con qualcosa che non può essere vietato. Ovvero vi propongo una poesia particolare, perché in molti la definiscono la poesia della primavera di Cesare Pavese ma se la leggeste senza una categorizzazione, a mio avviso potreste coglierci altre cose. Nel mio caso quando l'ho letta, ho immaginato che la protagonista della poesia fosse la libertà. Sarà che, a forza di rimanere in quarantena forzata e uscire solo per fare la spesa, ho interpretato la poesia "Passerò per Piazza di Spagna", che Pavese scrisse il 28 marzo 1950, come un monito di speranza per uscire da questa terribile situazione sanitaria e ritrovare la bellissima e inestimabile libertà. Come sempre, però, le poesie possono essere interpretate in vari modi e questo è il suo bello, quindi vi saluto e vi lascio di seguito le parole di Cesare Pavese.

"Sarà un cielo chiaro.
S'apriranno le strade
sul colle di pini e di pietra.
Il tumulto delle strade
non muterà quell'aria ferma.

I fiori spruzzati
di colori alle fontane
occhieggeranno come donne divertite:
le scale le terrazze le rondini
canteranno nel sole.

S'aprirà quella strada,
le pietre canteranno,
il cuore batterà sussultando
come l'acqua nelle fontane -
sarà questa la voce
che salirà le tue scale.

Le finestre sapranno
l'odore della pietra e dell'aria
mattutina. S'aprirà una porta.
Il tumulto delle strade
sarà il tumulto del cuore
nella luce smarrita.

Sarai tu - ferma e chiara."
di Cesare Pavese

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