domenica 11 aprile 2021

Oggi vi parlerò del libro "Figlie del mare" di Mary Lynn Bracht. La mia amica Vanessa ha voluto a tutti i costi farmi un regalo per la laurea e questo libro era il suo dono, che ho terminato di leggere di recente.

Vi scrivo una breve trama: Nel 1910 il Giappone aveva annesso la Corea, obbligando la popolazione a diversi soprusi. Nel 1943, nel pieno della Seconda guerra mondiale, gli uomini coreani venivano costretti a partire come volontari nell'esercito, mentre le donne venivano rapite dai soldati giapponesi. Sull'isola di Jeju Hana è una ragazza di sedici anni, che lavora con la madre come "haenyeo", ovvero donne del mare. Hana conduce una vita piuttosto normale per quei tempi, fatta di immersioni per pescare, di giornate al mercato con i genitori e di giochi con la sorellina di nove anni Emi. Un giorno, guardando la sorella impegnata a scacciare gli uccelli dal pescato, Hana nota un soldato giapponese avvicinarsi a Emi. Hana corre per salvare la sorella, così viene rapita dal caporale Morimoto che la fa deportare in un bordello in Manciuria. La sua famiglia la cerca ossessivamente, fino a quando la madre non getta un crisantemo bianco in mare, ma Emi non riesce a dimenticare nonostante lo scorrere del tempo. Nel 2011 Emi raggiunge i figli a Seul per scoprire se le "donne di conforto" sopravvissute possano parlarle per l'ultima volta della sorella maggiore.

E' stato interessante conoscere un lato della storia della Seconda guerra mondiale, che nelle scuole europee non si approfondisce molto, visti gli ingenti soprusi patiti sul nostro continente. Dovunque ci si trovi, comunque, le atrocità sui più deboli e le violenze sulle donne sono un filo conduttore che caratterizza la brutalità della guerra. La scrittrice descrive bene gli orrori patiti dai coreani e il legame forte fra le due sorelle, ma non mi è piaciuta l'eccessiva fantasia elaborata su personaggi che non sono mai esistiti. Sono del parere che, se si vuole raccontare eventi storici così importanti, bisogna affidarsi a chi l'ha vissuti realmente o agli archivi, citando e condividendo i proventi con chi ha sofferto in prima persona o di riflesso la situazione.

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