vi volevo proporre il mio racconto natalizio "Un fidanzato per Natale", che pochi giorni fa è stato rifiutato ad un concorso. Dato che mi dispiaceva che nessuno lo leggesse, ho deciso di postarlo per voi, quindi non mi resta che augurarvi Buona Lettura :)
1
Un
barattolone della Nutella capeggiava in mezzo al tavolo della cucina.
Naike lo guardò poggiata al ripiano del lavandino. Sospirando si
lasciò cadere sulla sedia davanti al baratollone e rimase in
contemplazione. Dopo ventitre anni le ritornò alla mente le
famigerate parole di sua nonna Rosa: “Le bugie hanno le gambe
corte”. Aveva perfettamente ragione, perché ora, con il senno di
poi, avrebbe tanto voluto rispondere diversamente alla domanda di sua
madre: “Naike, quando ci presenti un fidanzato?”. Come una
stupida le aveva risposto che al cenone di Natale avrebbe portato
Riccardo.
Naike
sbuffò e svitò il tappo di plastica del barattolo pensando che era
stata una vera stupida a farle quella promessa. Come aveva potuto
credere che un flirt estivo a Ponza, sarebbe durato fino a Natale?
Giulia le aveva urlato, appena aveva spento lo smartphone: “Ma sei
matta! Quel Riccardo ti mollerà appena salperemo dall’isola!”.
Non era stato così rapido, perché aveva avuto la decenza di
scaricarla una settimana dopo.
Per
fortuna che il suo lavoro di avvocato allo studio legale Bonelli era
così impegnativo che le lasciava poco tempo per
l’autocommiserazione, pensò togliendo l’involucro per scoprire
la crema di nocciola. Ora, però, ad una settimana dal Natale non
poteva fare a meno di affogare la sua disperazione nella Nutella.
Con
un lungo sospiro affondò il cucchiaino nella crema sperando così di
trovare una soluzione al suo problema. Leccò ogni residuo di
cioccolato, quando suonò il citofono. Naike corrugò la fronte e
guardando l’orologio appeso al muro si domandò chi potesse
cercarla alle dieci di sera.
Sbuffando
si alzò dalla sedia abbandonando il cucchiaino e raggiunse il
telefono del citofono.
«Chi
è?» chiese con la voce rauca.
«Sono
Giulia. Ma che c’hai?! Se hai l’influenza, non salgo!» disse con
il suo forte accento romano.
«Sto
bene…puoi salire» parlò schiacciando il pulsante.
Naike
ripose il telefono del citofono al suo posto e dopo aver tolto i tre
chiavistelli della porta aprì. Nella tromba delle scale si sentì
Giulia borbottare:
«Non
poteva vivere al pianoterra?! No, al quinto piano senza ascensore!»
Naike
ridacchiò e smise quando sentì come delle ruote che si incastravano
fra gli scalini. Corrugò la fronte domandandosi che cosa stesse
combinando la sua migliore amica. Non poté fare molte supposizioni,
perché la capigliatura crespa e vermiglia di Giulia apparve.
«Dannate
scale!» imprecò l’amica con il fiatone tirando sul pianerottolo
un trolley grigio.
Naike
le domandò spalancando la porta:
«Come
mai quella valigia?»
Giulia
entrò nel bilocale lasciando il trolley, accanto al piccolo
alberello bianco ricolmo di palline di ogni gradazione di blu, e
spogliandosi del giubbotto la informò con il fiato ancora corto:
«Con
Valerio ho chiuso!»
Naike
girò l’ultimo chiavistello e guardandola le fece una raffica di
domande:
«Ma
sei sicura?! Sono dieci anni che state insieme… Non avevate detto
che vi sareste sposati in primavera?»
«Com’è
che sei più preoccupata di me?! – sbottò passandosi una mano fra
i capelli scompigliandoli ancora di più e fissandola con i suoi
occhi neri le spiegò – Ho bisogno di prendermi un po’ di tempo e
vederlo tutti i giorni fra casa e negozio… Ci sto uscendo fuori di
testa!»
Vedendo
la sua stanchezza Naike scosse la testa e indicandole la cucina le
disse:
«Vieni
che ti offro qualcosa»
«Qualcosa
di bello forte!» esclamò entrando nella stanza per prima.
Appena
vide il cucchiaino conficcato nella Nutella, la rimproverò:
«Ma
sei matta! Tutta quella cioccolata ti si depositerà sulla pancia e
sui glutei! Hai trentaquattro anni e, se vuoi trovarti un uomo, ti
devi tenere e non lasciarti…affogare nella Nutella!»
Naike
sbuffò abbassando lo sguardo per non lasciar trapelare il suo
sconforto all’amica. Giulia, però, sospirò e sedendosi su una
sedia del tavolo la esortò a parlare con i suoi modi un po’ rudi:
«Forza!
Svuota il sacco!»
Naike
si sedette davanti al barattolone con l’irresistibile tentazione di
mangiarne un’altra cucchiaiata, ma Giulia la riprese allontanandole
la Nutella:
«Non
ci pensare nemmeno! Forza parla!»
Naike
alzò lo sguardo e guardando l’amica negli occhi le confessò:
«Non
so che cosa fare con la promessa che ho fatto a mia mamma. Natale è
fra una settimana e…non ho nessuno a cui chiedere il favore di
spacciarsi per il mio fidanzato»
«Prenditi
Valerio» le suggerì con un sorriso malizioso.
«Ma
sei matta! – esclamò con un’espressione inorridita e le rammentò
– E poi mia madre lo conosce già. Due anni fa siete venuti su con
me, non te lo ricordi?»
«E’
vero! Che ricordi…quel Natale con i tuoi nipoti scalmanati che
correvano dietro a quei mastodontici San Bernardo e quell’immensa
tavolata di piatti vegetariani. Non ho mai visto così tante ricette
vegetariane, come in casa tua…»
«Eh,
lo so…»
«Mi
ricordo anche quando Valerio ha chiesto dove fosse la carne e tua
madre è quasi svenuta per la sua inopportuna richiesta» parlò
ridacchiando.
«Ti
prego non ridere. Piuttosto dobbiamo concentrarci a…trovare una
soluzione, perché non voglio deludere la mia famiglia, soprattutto
mia madre che a ogni telefonata mi ricorda che non vede l’ora di
conoscere Riccardo» affermò grattandosi la testa.
Giulia
smise di ridacchiare e con la testa leggermente inclinata le chiese:
«Ma
scusa tua madre non era hippy?! Promotrice dell’amore libero?!»
«Una
volta forse – esclamò muovendo la mano e placandola le spiegò –
Era così una decina di anni fa, ma più gli anni di Woodstock
aumentano, più lei sta diventando tradizionalista»
Giulia
scoppiò a ridere ma, quando vide l’espressione seria dell’amica,
smise commentando:
«Tua
madre è completamente fuori!»
«Lo
penso anch’io, ma resta il fatto che io al cenone di Natale debba
portare qualcuno e non so come fare» le ricordò guardando con
desiderio la Nutella.
Giulia
prese il barattolone e abbracciandolo le suggerì:
«Hai
già provato su internet. Con tutte le chat o siti, che ci sono,
troverai sicuramente qualcuno»
«Non
è una brutta idea» ammise Naike annuendo con il capo.
«Allora,
forza! Vai a prendere il computer che ti aiuto a cercare il tuo
futuro fidanzato per Natale!» esortò l’amica avvitando il tappo
al barattolone della Nutella.
Naike
si alzò e strisciò nella sua camera a prendere il computer
portatile.
2
Le
prime insegne luminose di Natale si accesero per illuminare le vie
della città. Luca aveva le mani nelle tasche del suo cappotto di
feltro e stava pensando al nuovo fiasco che aveva appena vissuto. Il
viso del padre, intento a intagliare il legno nella sua bottega, gli
si parò davanti, mentre gli diceva: “Luca, impara un mestiere e
vedrai che vivrai da re”.
Luca
sospirò e si rammaricò di aver fatto di testa sua trasferendosi a
Roma per inseguire il sogno di diventare attore. Aveva fatto
qualsiasi lavoro in attesa del ruolo importante che gli avrebbe
permesso di diventare un attore famoso. Solo che quel ruolo non era
mai arrivato, nonostante avesse fatto di tutto per ottenerlo.
La
notte precedente del suo ultimo provino aveva fatto divertire fra le
lenzuola l’addetta al casting di quella fiction, a cui voleva
partecipare, ma un altro aveva ottenuto il suo ruolo. Luca tirò un
calcio ad una lattina accartocciata e girò l’angolo entrando nel
vicoletto, dove condivideva uno scantinato con un giovane e
speranzoso attore.
L’entusiasmo
di quel ragazzo gli ricordava come era lui alla sua età, ma adesso a
quarantatre anni tutto era molto più difficile. Le parti a teatro
erano sempre meno e per pagare l’affitto aveva dovuto trovare un
altro sistema. Da sei anni aveva un account su un sito, che gli
permetteva di essere assunto da delle donne come accompagnatore per
ogni tipo di evento. Con quello che guadagnava riusciva a fare molte
cose; tra le quali l’anno passato era riuscito ad andare a trovare
la sua famiglia, che era convinta lavorasse come assicuratore.
Luca
sospirando estrasse dalla tasca interna del cappotto le chiavi e aprì
il portone. Scese le scale per lo scantinato e spingendo la porta
venne investito da una nuvola di fumo. Luca tossì e si lamentò:
«Michele…ma
quanto fumi?»
Il
ragazzo si fermò nel suo andirivieni e tenendo fra le labbra una
sigaretta rollata a mano gli spiegò:
«Scusa…ma
sono in ansia, perché a momenti dovrei essere chiamato per sapere il
verdetto di un provino»
«Allora,
non ti dispiace se prendo in prestito il tuo computer?!» parlò
cercando con la mano di schermare il naso da tutto quel fumo.
«Fa
pure. In questo momento ho altro a cui pensare» rispose espirando
l’aria della sigaretta.
Luca
raggiunse la camera di Michele, che sembrava avvolta da una fitta
nebbia, e tossendo corse nella sua stanza. Entrando l’aria era
respirabile e non era pervasa dalla cappa di fumo presente altrove.
Poggiò il computer sul letto a una piazza e mezzo e si spogliò del
cappotto, che ripose su una gruccia e infine nell’armadio. Chiuse
l’anta, si sedette sul letto e slacciò le stringhe degli anfibi
neri, che allineò davanti al comodino.
Luca
si spostò per rimanere davanti al computer e incrociò le gambe
muovendo il cursore per togliere lo standby. Gli apparve la pagina di
internet e facendo scorrere veloce le dita sulla tastiera entrò nel
sito che gli forniva del lavoro. Si sintonizzò sul suo account,
quando vide una notifica. Una donna l’aveva contattato la notte
precedente e cliccò per vedere il volto della sua nuova cliente.
Aveva un ovale un po’ rotondo, capelli neri e dritti, che le
nascondevano il viso, un sorriso enigmatico e occhi leggermente a
mandorla color violetto, come li avrebbe descritti Jessica, la sua
cliente fissa che scriveva romance.
Luca
studiò attentamente quella donna sentendo l’impulso di voler
sapere tutto di lei, perché ogni parte del suo viso lo incuriosiva.
Controllò la chat e con gioia la trovò in linea, così scrisse
subito:
“Ciao…bella
serata?”
Luca
rimase in attesa fissando lo schermo, in cui comparve una risposta:
“Proprio
bella…non sembra che fra poco sarà Natale”
Luca
digitò subito:
“E’
vero…mi manca l’aria pungente di Spoleto”
Dovette
aspettare un po’ prima di trovarsi una lunga risposta sull’icona
della chat:
“Oh,
che bello! Spoleto deve essere un bellissimo posto in questo periodo
dell’anno…io invece a breve abbandonerò Roma e assaggerò
l’atmosfera natalizia di Courmayeur. Mia madre ogni anno organizza
il cenone di Natale, in cui io, i miei fratelli e le loro famiglie ci
riuniamo nella casetta di mia madre e mangiamo in quantità.
Quest’anno, però, è più frustrante perché le ho promesso che
avrei portato un fidanzato. Le ho confermato la sua presenza ma
quello stupido mi ha mollata, da un po’ in verità, e non ho avuto
il coraggio di dirlo a mia madre. Ora mancano sei giorni alla
partenza e non so come fare…Alla fine la mia migliore amica mi ha
consigliato di provare su internet e ho trovato questo sito, così mi
domandavo…Per Natale sei impegnato?!”
Quando
Luca finì di leggere il messaggio, scoppiò a ridere come non gli
capitava più da molto tempo. Tornò a guardare la foto della donna e
dopo aver letto il suo nome borbottò:
«Accetto
volentieri, Naike»
Glielo
scrisse anche in chat e continuarono a parlarsi per via telematica
per molte ore.
3
L’ansia
stava attanagliando Naike, tanto da annodare le frange della sua
sciarpa. Per la prima volta avrebbe visto di persona Luca e solo
l’idea le faceva aumentare i battiti cardiaci.
Per
sei sere avevano chiacchierato amabilmente e Naike aveva apprezzato
l’uomo, che c’era dall’altra parte del computer. Le piaceva il
suo modo diretto nel dire le cose e dalle foto che aveva nel suo
account non si poteva negare che fosse molto bello. Chissà che
effetto le avrebbe fatto vederlo dal vivo, pensò continuando ad
annodare le frange della sua sciarpa.
Naike
afferrò l’ultima strisciolina di lana e le fece un nodo. Quando le
sue dita cercarono un’altra frangia e non la trovarono, Naike
abbassò lo sguardo. La sua bellissima sciarpa blu aveva tutte le sue
frange aggrovigliate, tanto da sembrare dei salamini appesi.
Naike
iniziò ad agitarsi ancora di più e con dita frenetiche tentò di
riportare la sua sciarpa ad uno stato migliore di quello che si era
trasformata. Una voce maschile e melodiosa le chiese:
«Naike?!
Sei tu?!»
La
testa di Naike scattò diritta e sgranò gli occhi e la bocca alla
sua vista. Era alto più di un metro e ottanta, il cappotto di feltro
nero lo slanciava ancora di più e i jeans blu scuro aderenti
evidenziavano i muscoli possenti delle sue gambe.
Naike
deglutì e sollevò lo sguardo incontrando i suoi occhi nocciola con
delle pagliuzze dorate. Luca le fece un sorriso malizioso e
passandosi una mano sui folti capelli castani con una spruzzata di
bianco sulle tempie le domandò:
«Sei
pronta per partire?»
Naike
scosse la testa per allontanare la reazione positiva alla vista di
Luca e balbettò a bassa voce:
«P…pronta»
Tutta
trafelata Naike afferrò l’asta del suo trolley, su cui penzolava
un grosso sacchetto di plastica, trascinandoselo dietro. Luca la
seguì con una falcata sicura e sensuale, che il solo vederla con la
coda dell’occhio fece aumentare la salivazione a Naike. Si fermò
dietro alla coda del check-in; poi si voltò verso di lui che le
chiese indicandole il petto:
«Cosa
è successo alla tua sciarpa?»
Naike
abbassò lo sguardo sulle frange salamino e guardando la donna
impeccabile davanti a lei borbottò:
«Niente…il
gatto»
«Il
gatto?! Non mi avevi detto di avere un gatto»
Naike
si voltò e, quando incontrò i suoi occhi, deglutì balbettando:
«E’…è
d…della mia amica»
Luca
annuì rivolgendole un sorriso malizioso, mentre Naike deglutì
un’altra volta provando il desiderio di baciare le sue rosee
labbra. Luca smise di ridere e mosse la bocca dicendole qualcosa che
lei non capì, così gli domandò:
«S…scusa?!»
«Tocca
a te per il check-in» le ripeté indicando con un cenno del capo
l’hostess bionda.
«Oh!
Che stupida!» esclamò girandosi di scatto.
Dopo
aver rovistato nella borsa tirò fuori i biglietti e si rivolse
all’hostess.
Il
viaggio in aereo era stato silenzioso perché Naike aveva attuato
tutte le sue tecniche per non pensare alla sua paura dell’altezza.
Una volta atterrati in aeroporto erano corsi verso il bus navetta e
con un’altra corsa erano saliti all’ultimo momento sul treno. Con
il fiato corto Naike e Luca si erano seduti uno di fronte all’altra,
mentre il treno percorreva le strade montane. Naike osservò a lungo
il viso di Luca, che era concentrato sulla lettura di un libro
giallo, e con il dondolio del treno si addormentò.
Courmayeur
si profilò con la sua neve, che ricopriva le montagne, i tetti delle
case e i bordi delle strade. Il treno rallentò e si fermò, così
Luca ripose il libro all’interno del suo borsone e spostò lo
sguardo sulla donna davanti a lui. Naike stava dormendo con un
sorriso fra le labbra. Automaticamente Luca si ritrovò a sorridere e
con un gesto delicato poggiò una mano sulla gamba della donna
bisbigliando:
«Naike…siamo
arrivati»
«Mmmm»
mugolò muovendo il capo sulla testiera del sedile.
Luca
ridacchiò e dandole dei colpetti sulla coscia le ripeté:
«Dormigliona…siamo
arrivati»
Naike
trasalì mettendosi a sedere diritta e con le guance arrossate si
giustificò:
«S…scusami…mi
sono addormentata»
«Tranquilla»
la rassicurò togliendo la mano dalla sua gamba per mettersi in
piedi.
Naike
si alzò a sua volta e si allungò verso la mensola per prendere il
suo trolley. Luca la vide in difficoltà così le disse:
«Aspetta
che ti aiuto»
Si
posizionò dietro di lei e con semplicità tirò giù la valigia e il
sacchetto di plastica, contenente pacchetti regalo di varie
dimensioni e colori. Naike si irrigidì sentendo aderire sulla sua
schiena i muscoli tesi dell’uomo. Deglutì con le guance roventi e
rapida lo scansò uscendo di corsa dal vagone. Luca ridacchiò per la
reazione della donna e con calma scese sul marciapiede.
Un
uomo con i capelli e gli occhi neri stava stritolando fra le sue
braccia muscolose Naike che gli aveva chiesto:
«Auro,
come stanno Paola e Mauro?»
«Bene.
Mauro non vede l’ora di incontrare sua zia che viene dalla
capitale» gli confessò liberandola dall’abbraccio.
Un
uomo più alto dell’altro con un berretto di lana rosso in testa le
disse tenendo tra le braccia Naike:
«I
piccoli Jean e Lucy sono curiosi di sapere cosa ha portato quest’anno
la loro befana preferita»
Naike
rise staccandosi dal fratello e mostrandogli il sacchetto lo
rassicurò:
«Non
deluderò i miei nipotini»
Tutti
e tre risero, mentre Luca si fermò accanto a loro. Naike se ne
accorse e indicando l’uomo con una mano fece le presentazioni:
«Auro…Carlo
vi presento Luca»
«Piacere...
– gli disse Auro stritolandogli una mano e rivolgendosi alla
sorella le domandò – Ma il tuo fidanzato non si chiamava
Riccardo?»
Naike
sgranò gli occhi e guardando lo sguardo sospettoso del fratello aprì
bocca diverse volte nel tentativo di dargli una risposta. Luca
notando la sua difficoltà affermò circondandole le spalle con un
braccio:
«E’
una storia un po’ lunga… per il fatto che vi abbia detto
Riccardo, invece che Luca…»
«Non
c’è bisogno che ci spieghi nulla – si intromise Carlo e
stringendogli rapidamente una mano continuò – Devi sapere che Auro
è iperprotettivo nei confronti di Naike e sospetta un po’ su
tutti»
Luca
gli sorrise e guardando la donna ammise:
«Anch’io
se avessi una sorella minore mi preoccuperei per il suo bene»
Naike
gli sorrise sentendo accelerare il battito cardiaco del suo cuore. Il
suo sguardo così intenso e il suo caldo abbraccio la stavano facendo
impazzire. Si sentiva una liceale alle prime armi con gli uomini e
non una donna abituata a lavorare in un contesto prettamente
maschile. Sentì qualcuno che si schiarì la voce, così spostò lo
sguardo verso i fratelli. Auro borbottò:
«Hai
sentito quello che ti ho chiesto?!»
Naike
arrossì per essersi persa nella contemplazione di Luca e ammise
balbettando:
«S…scusa
non ho sentito…»
«E’
tutto qua il tuo bagaglio?» ripeté scrollando il testone.
«Sì»
«Allora
possiamo andare che la mamma, Paola e Michelle sono curiose di
conoscere Ric…cioè Luca» si intromise Carlo afferrando il trolley
della sorella.
I
due fratelli li precedettero per condurli al vecchio Land Rover. Luca
continuò a lasciare il suo braccio sulle spalle di Naike, fino a
quando non dovettero salire in auto.
4
Dopo
l’ennesimo tornante Auro fermò l’auto davanti ad un cancello
nero. Carlo scese per aprirlo e il vecchio Land Rover entrò in
un’aia, in cui tre grossi San Bernardo abbaianti saltellavano e
correvano di qua e di là.
Naike
sganciò la cintura e chiese a Luca, che stava scrutando fuori
dall’auto quello che lo circondava:
«Hai
paura dei cani?»
«No,
tranquilla» le rispose voltandosi verso di lei con un sorriso.
«Bene»
borbottò frastornata dalla dolcezza del suo sguardo.
Naike
aprì la portiera e non si accorse del grosso San Bernardo, che le
piombò addosso leccandole il viso. Luca ridacchiò per l’espressione
schifata della donna, mentre Carlo agguantò il collare e trascinò
fuori il cane rimproverandolo:
«Gioia!
Non si lecca la faccia alla gente!»
Naike
si allungò per girare lo specchietto retrovisore per potersi pulire
e Auro con un sospiro sentenziò:
«La
bava del cane non ha mai ucciso nessuno»
Il
fratello uscì dall’auto e Naike avvilita ritornò a poggiare la
schiena sul sedile. Luca estrasse un pacchetto di fazzoletti dalla
tasca del cappotto e toccandole la spalla le domandò:
«Posso
aiutarti?!»
Naike
si voltò dalla sua parte e si avvicinò un po’. Luca si protese
verso di lei pulendole il viso con il fazzoletto. Naike chiuse gli
occhi per la dolcezza della sua carezza e perché desiderava
ardentemente un suo bacio. Luca si sorprese che il suo cuore battesse
forte solo standole vicino. Quella donna aveva risvegliato in lui,
qualcosa che non provava da quando a sedici anni si era innamorato
per la prima volta. Avvicinò il viso per poter baciare quelle labbra
leggermente protese; quando una donna con grandi occhi azzurri e i
capelli biondi stretti in piccole e molteplici treccine sbucò dal
finestrino.
«Naike!
Perché non scendi?» esclamò scrutando l’interno della Land
Rover.
Luca
si allontanò da Naike, che trasalì e con gli occhi sgranati lo
guardò. Lui le sorrise e le fece l’occhiolino. Naike deglutì e
scese dall’auto, mentre sua madre corse a conoscere il nuovo
venuto. Chiudendo la portiera Naike sentì sua madre, che con voce
civettuola disse:
«Ti
prego, dammi del tu e chiamami Maria»
«D’accordo,
Maria» l’accontentò facendole un sorriso radioso.
Maria
stritolò la figlia in un caloroso abbraccio bisbigliandole in un
orecchio:
«E’
proprio bello questo Luca»
«Lo
so – ammise e allontanandosi da lei si giustificò – Scusami se
sono venuta solo il ventiquattro ma ho dovuto lavorare fino a ieri»
«Eh…te
l’ho sempre detto che fare l’avvocato non fa bene allo spirito –
le ricordò camminando verso la porta e fermandosi la esortò –
Adesso che siete qui rilassatevi e andate nella vostra camera a
cambiarvi»
Luca
era ancora vicino al Land Rover e stava accarezzando Gioia, che si
era completamente appoggiata sulle sue gambe per ricevere più
coccole. Naike stava sorridendo per quella scena, ma ben presto il
messaggio di sua madre le giunse al cervello.
«Nella
vostra camera?!» esclamò sbarrando gli occhi e la bocca rivolta
alla madre.
Maria
rise per la sua reazione e le disse:
«Cara
la mia bambina, non sono nata ieri. Ho vissuto Woodstock e lo sai che
io sono per l’amore libero»
Naike
divenne rossa per l’imbarazzo e borbottò:
«Allora
sarà il caso che io e Luca ci andiamo a cambiare»
Maria
annuì e Naike urlò all’uomo:
«Luca!
Vieni che dobbiamo prepararci per il cenone»
Luca
diede l’ultima pacca sul costato del San Bernardo e raggiunse le
due donne. Maria gli sorrise e gli chiese a bruciapelo:
«Ah!
Luca, volevo chiederti…sei vegetariano?»
Naike
sgranò gli occhi e si insultò perché in tutte quelle sere passate
a chattare e nel viaggio per arrivare a Courmayeur non gli aveva
chiesto la cosa più importante per sua madre, ovvero se era
vegetariano. Naike scrutò il dolce viso di Luca e iniziò a ripetere
nella sua testa una frase sperando di ipnotizzarlo: “Fa che sia
vegetariano…Fa che sia vegetariano…”. Luca notò il terrore sul
viso di Naike e assottigliò gli occhi cercando di comprendere la sua
espressione. Maria gli ripeté:
«Sei
vegetariano?»
Luca
guardò Maria e poi gli occhi violetti di Naike. Scrutandoli a fondo
capì, così spostò lo sguardo su Maria e le rispose:
«Sì,
sono vegetariano»
Naike
lasciò andare il respiro, che aveva trattenuto, e gli sorrise. Luca
le fece l’occhiolino, mentre Maria li esortò:
«Forza!
Entrate! Se no prendete troppo freddo!»
Naike
spinse la porta venendo inondata dal tepore della casa e
dall’entusiasmo delle due cognate, che salutarono lei e Luca con
molto calore.
Naike
pizzicò con due dita il collant nero, lo sollevò sulle cosce, poi
afferrò l’elastico per finire di sistemare il collant sulle gambe,
mentre Luca usciva dal bagno con un asciugamano annodato sui fianchi.
La visione delle gambe e del fondoschiena fasciato nel collant nero
di Naike gli procurò una reazione che non si sarebbe mai aspettato,
dato che di donne in quel modo ne aveva viste tante nella sua vita.
Rimase pietrificato con il cuore che gli batteva forte. Naike calzò
gli stivaletti bassi, abbassò il vestito di lana bordeaux e lo
aggiustò bene sui fianchi voltandosi. Alzando lo sguardo notò Luca
e il suo rigonfiamento nascosto dall’asciugamano. Naike si
raddrizzò, come se l’avesse pizzicata una vespa, e con gli occhi
sgranati sentì il viso scaldarsi. Luca si passò una mano fra i
capelli umidi e Naike si riscosse dallo shock balbettando:
«I…io
mi tr…trucco in bagno»
Afferrò
la pochette e si rifugiò di corsa nella stanza evitando di guardare
l’uomo. Appena si chiuse la porta, entrambe scossero la testa
colpendosi la fronte con una mano.
Luca
negando con il capo raggiunse la sua valigia e si rimproverò tirando
fuori un paio di slip bianchi, dei pantaloni grigi, una camicia
bianca e un pullover con lo scollo a v color corallo. Non poteva
comportarsi in quella maniera alla sua età. L’amore l’aveva
escluso dalla sua vita ormai da un pezzo, quindi non era normale che
il suo cuore galoppasse nel petto come un cavallo selvatico. Questi
sentimenti forse erano dettati dal fatto che desiderava fortemente
stare con Naike dal primo momento, in cui aveva ammirato la sua foto
sul sito. Luca scosse il capo per ritornare alla realtà e con gesti
secchi si asciugò per potersi vestire.
Dietro
la porta del bagno Naike stava camminando avanti e indietro dandosi
della deficiente. La vista di Luca le mandava completamente in tilt
il cervello, come se non fosse capace ad utilizzarlo. Quando nello
studio legale Bonelli non c’era un attimo in cui non utilizzasse il
cervello. Non riusciva a spiegarsi anche l’incapacità di parlare
normalmente con Luca. Era un uomo come tanti, quindi era
incomprensibile il suo modo di reagire alla vista di quel bell’uomo.
Naike si fermò davanti allo specchio e deglutì. Guardandosi negli
occhi bisbigliò:
«Finiscila
di fare la ragazzina! Sei una donna matura che non ha paura di niente
e di nessuno!»
Convinta
dalla sua espressione decisa annuì e si mise a trafficare con i
trucchi e la spazzola. Tornando a guardare lo specchio si disse a
bassa voce:
«Sono
una donna matura che non ha nessuna paura!»
Naike
annuì al suo viso convinto, aprì la porta e vide davanti a sé Luca
accanto al letto, intento ad abbottonarsi la camicia con i pantaloni
slacciati, che lasciavano intravedere gli slip. Luca sollevò lo
sguardo e le sorrise, mentre lei balbettò:
«A…arrivo
subito…»
Naike
richiuse la porta e tornando allo specchio esclamò:
«Oh,
mio Dio! Come farò a resistere per tutta la sera?!»
Inspirò
ed espirò, fino a quando Luca non le domandò dall’altra parte
della porta:
«Va
tutto bene?!»
«S…sì
– gli rispose e guardandosi negli occhi disse decisa allo specchio
– Matura e decisa!»
Con
un gesto secco aprì la porta e Luca le sorrise esprimendo tutto il
suo sex appeal. Naike deglutì e gli chiese balbettando:
«A…andiamo?»
«Certamente!»
affermò porgendole il braccio.
Naike
ci incastrò la sua mano e si lasciò portare fuori dalla camera.
5
L’albero
brillava con tutte le luci bianche, le palline rosse e i festoni
dorati. Auro diede due baci sulle guance della madre, prima di uscire
con una mano poggiata sulla schiena della moglie e l’altra sulla
spalla del figlio. Maria chiuse la porta e trattenne uno sbadiglio
serrando le labbra. Naike se ne accorse e le propose:
«Mamma,
vai pure a dormire che ci penso io a sparecchiare»
«Ti
do una mano» parlò Luca mettendosi in piedi.
Maria
fece un mezzo sorriso e confessò:
«E
pensare che negli anni passati facevo anche l’alba. L’anno di
Woodstock poi ho passato il Natale in compagnia di bellissima gente e
abbiamo viaggiato senza mai dormire fino al ventisette dicembre»
«Fino
al ventisette?!» ripeté Luca con gli occhi sgranati e un piatto a
mezz’aria.
Maria
ridacchiò e sollevando il viso al soffitto con aria trasognata
raccontò:
«Insieme
alla comunità hippy, a cui mi ero aggregata, abbiamo passato il
Natale in una riserva indiana nel Maine, in cui vivevano i Salish
Kootenai. Dopo di che abbiamo viaggiato lungo tutta la East Coast.
Ah, che tempi!»
«Devi
esserti divertita tantissimo» rincarò aggiungendo un piatto sulla
sua pila.
«Puoi
dirlo forte! – ammise e dopo un altro sbadiglio aggiunse – Domani
ti racconterò meglio che giorni meravigliosi sono stati quel Natale.
Poi per le altre avventure avremmo altre occasioni per aggiornarci»
Naike
sospirò e osservò Luca, che sollevando i piatti rassicurò sua
madre:
«Sono
proprio curioso di ascoltare queste avventure»
Maria
gli sorrise e augurò muovendo un passo verso le scale:
«Buon
Natale e buona notte. A domani»
«Buona
notte» dissero in coro Naike e Luca.
Maria
ridacchiò voltandosi con un piede sullo scalino e rammentò ai due
giovani indicando sopra la sua testa:
«Ah,
ricordatevi di baciarvi quando passate sotto il vischio, se no porta
male»
«Sì,
mamma. Buona notte» le rispose spazientita.
Maria
salì le scale, mentre Luca e Naike portarono in silenzio le
stoviglie sporche in cucina. Naike indossò i guanti di gomma e gli
chiese:
«Posso
passarti i piatti sciacquati e tu li metti nella lavastoviglie?!»
«Certamente»
le rispose aprendo lo sportello.
Naike
gli passò uno dopo l’altro i piatti; poi si avvicinò e gli diede
una mano a incastrare bicchieri e posate. Luca commentò chiudendo lo
sportello della lavastoviglie:
«E’
simpatica tua mamma»
«Dipende
dai punti di vista – precisò togliendosi i guanti di gomma e
guardandolo gli spiegò – Non è stato facile crescere con una
madre con un forte spirito libero. Mi ricordo i miei compagni di
classe che mi invidiavano per la sua permissività e la libertà che
mi lasciava, anche se io avrei voluto più regole e…più
tranquillità. C’erano tantissime occasioni per fare festa che…non
ricordo una giornata in cui eravamo solo noi quattro da soli. E gli
imbarazzi…quando girava nuda per casa per il troppo caldo che c’era
fuori»
Luca
ridacchiò seguendola fuori dalla cucina e lei con un mezzo sorriso
aggiunse:
«E
questo è niente…Se d’estate aveva voglia di portarci al mare, le
tappe erano le spiagge dei nudisti»
«Non
avevo dubbi» affermò fermandosi davanti al primo scalino.
Naike
staccò la presa delle luci dell’albero e gli chiese avvicinandosi:
«E
i tuoi come sono?»
«Oh…i
miei sono i classici genitori, che ci hanno impartito piccole ma
importanti regole da seguire, comunque non ci hanno mai negato la
possibilità di fare le nostre esperienze»
«Hai
dei fratelli?» gli domandò fermandosi davanti a lui.
Luca
la guardò negli occhi e sorridente le rispose:
«Ho
un fratello che fa il falegname»
«Come
Carlo! Guarda le coincidenze» affermò ridacchiando.
Naike
alzò gli occhi puntandoli su quelli nocciola dell’uomo e provò un
desiderio intenso di baciarlo. Scosse il capo e spostando lo sguardo
sulle scale disse:
«Sarà
meglio andare a dormire»
Poggiò
un piede sul primo scalino e Luca le ricordò prendendole gentilmente
un braccio:
«Non
vorrai dimenticarti quello che ci ha detto poco fa tua madre»
Naike
corrugò la fronte e portando il piede sul pavimento gli domandò:
«Che
cosa ha detto mia madre?»
Luca
le rivolse un sorriso malizioso e indicando con il dito indice sopra
la testa rispose:
«Il
vischio»
Naike
alzò lo sguardo per guardare il rametto appeso al soffitto; poi
spostò lo sguardo su di lui e lo rassicurò ridacchiando:
«Non
ti devi preoccupare. Mia madre ne dice così tante che può essersi
inventata anche questa superstizione»
«Beh,
non si sa mai» affermò mettendole una mano dietro la schiena.
Naike
si ritrovò con le mani poggiate sul suo petto, potendo constatare
che non era solo il suo cuore a palpitare all’impazzata. Sollevò
lo sguardo e Luca poggiò le sue labbra rosee sulle sue. Naike
allargò le dita sul suo petto mugolando di piacere. Luca l’attrasse
ancora di più a sé e iniziò a divorarle la bocca. Non aveva mai
desiderato così tanto una donna. Forse l’aria natalizia e quegli
occhi violetti brillanti avevano contribuito ad aumentare il suo
interesse per lei. Naike con una carezza portò le braccia dietro al
collo di Luca per avvinghiarsi ancora di più a quel corpo muscoloso
e sensuale. Lo voleva subito, non poteva resistere oltre.
All’unisono
lasciarono la bocca dell’altro per respirare. Luca guardò il viso
arrossato, le labbra gonfie per il bacio e gli occhi colmi di
desiderio di Naike e con voce roca le domandò:
«Ti
va di proseguire nel tepore del letto?»
Naike
ridacchiò e gli rispose maliziosa:
«Certamente»
Luca
le sorrise e prendendola per mano iniziò a fare le scale. Naike lo
seguì e sul pianerottolo si voltò verso il vischio, che aveva reso
quel Natale il più bello della sua vita. Luca la trascinò nella
camera da letto baciandola di nuovo in modo sensuale. Quel fidanzato
per Natale era veramente irresistibile, pensò Naike cadendo sul
letto abbracciata a Luca.
FINE©
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