innanzitutto ringrazio tutti coloro che con commenti o e-mail hanno espresso la loro scelta per dare un finale al racconto "Cosa ti aspetti?":) Ora passiamo al vincitore tra i tre finali, che vedono protagonista Lucia e il suo nuovo capo Sebastiano. Ebbene...il vincitore è...(immaginate il rullo di tamburi) il finale numero tre, quello nel quale regna il romanticismo ;) Di seguito potrete leggere il racconto "Cosa ti aspetti?" per intero. Allora...Buona lettura e soprattutto ancora Grazie a tutte e a tutti per aver partecipato :)
La
prima volta che Lucia vide Sebastiano capì di non avere niente in
comune con lui. I suoi modi di fare, ovvero dare pacche sulle spalle
a tutti e fare l’occhiolino alle donne, glielo resero ancora più
antipatico. Lucia, però, doveva sopportare in silenzio, visto che
Sebastiano era il suo capo da un paio di mesi. Da quando il signor
Ernesto svenne e venne ricoverato per un infarto. In ufficio tutti
erano convinti che a succedergli sarebbe stata Lucia, dato che da
vent’anni era il suo braccio destro, prima come segretaria e dopo
la laurea come vice direttore.
Invece
il consiglio dell’azienda, presieduto dall’intera famiglia
Freccine, aveva deciso che il sostituto di Ernesto fosse il suo unico
figlio. Lucia era risentita per lo scarso interesse dimostratole dopo
gli anni di duro lavoro e questo risentimento era aumentato, quando
aveva visto il viso abbronzato e i lunghi capelli biondi di
Sebastiano. Da indiscrezioni aveva scoperto che il nuovo direttore
tra un salto e l’altro sul surf aveva lavorato per una start-up
nella Silicon Valley e non aveva esitato a mollare il suo incarico
per rientrare in Italia dopo l’infarto del padre. Questo
comportamento aveva migliorato il parere di Lucia nei confronti di
Sebastiano, anche se continuavano a infastidirla i suoi modi
sfacciati, le sue camice hawaiane colorate, i bermuda con palme o
varie fronde e le infradito della Birkenstock.
In
una giornata negativa in borsa i titoli dell’azienda Freccine erano
colati a picco, facendo vivere momenti di terrore nell’ufficio.
Lucia era corsa da Sebastiano per incoraggiarlo a convocare
urgentemente un consiglio per decidere come comportarsi in quella
situazione. Sorseggiando il suo latte di cocco, Sebastiano la
tranquillizzò:
«Non
ti preoccupare, Lucia. Non c’è bisogno di convocare il consiglio,
perché domani mattina attiveremo la stessa procedura che ha permesso
alla Worderful
Rainbow
di recuperare e guadagnare tantissimo agli inizi della start-up».
Lucia,
aggrottando la fronte, cercò di replicare, ma lui la rassicurò:
«Vedrai
domani andrà tutto bene».
Sebastiano
le strizzò la palpebra destra e bevve tranquillo il suo latte di
cocco. Indignata Lucia uscì dall’ufficio sbattendo tutte le porte
che le si paravano davanti. Non aveva sbagliato a reputarlo un
borioso pallone gonfiato figlio di papà. Avrebbe dovuto avvisare il
consiglio, invece di decidere senza concordare con gli altri
componenti dell’azienda. Lucia rimuginò a lungo sull’atteggiamento
e sul modo di essere di Sebastiano, anche mangiando il gelato al
cioccolato seduta sul divano del suo monolocale.
Il
giorno seguente Sebastiano riunì gli impiegati e Lucia, organizzando
l’intensa giornata lavorativa che li avrebbe attesi per recuperare
le perdite del giorno prima. La borsa aprì e l’azienda Freccine si
impegnò a svolgere tutti i passaggi proposti da Sebastiano. Alle
diciotto le trattative finanziarie cessarono e i titoli recuperarono
le perdite, permettendo all’azienda addirittura un guadagno del tre
per cento. Esausti ma soddisfatti i dipendenti festeggiarono, mentre
Lucia raccolse le sue cose e uscì.
Aveva
dovuto abbandonare la festa perché il cuore aveva iniziato a battere
forte dopo anni. Quel batticuore non era dovuto al successo delle
trattative finanziarie, ma ad una persona che, con i suoi modi
gentili ed affettuosi, aveva fatto breccia nei cuori dei dipendenti e
anche nel suo. Lucia sbloccò la sua Renault Twingo, pensando
all’ennesima generosità di Sebastiano che aveva offerto lo
spumante a tutti per quella piccola conquista aziendale. Aprendo la
portiera si accorse dell’oggetto dei suoi pensieri, che a grandi
passi si avvicinava con i lunghi capelli biondi, svolazzanti per la
brezza serale. Sebastiano si fermò davanti a lei e le chiese:
«Lucia,
perché te ne vai senza festeggiare il nostro successo?»
Lucia
deglutì perdendosi nelle profondità delle sue iridi pervinca e
abbassando lo sguardo rispose:
«Perché…perché
mi sentivo in imbarazzo».
Lui
corrugò la fronte e, spingendo la portiera, insistette:
«Perché
dovresti essere in imbarazzo?»
Alzando
gli occhi Lucia notò l’intenzione di Sebastiano di chiudere lo
sportello dell’auto, così si scorse per consentirglielo. Lucia
iniziò a respirare a fatica, perché la sua vicinanza la stordiva.
Aveva trentotto anni, ma in tutta la sua vita non si era mai sentita
in quella maniera, ovvero con il cuore palpitante, il respiro
affrettato e un senso di vertigine. Lucia barcollò, così Sebastiano
le afferrò le braccia, domandandole con gli occhi che cercavano i
suoi:
«Ti
senti bene?»
Appena
Lucia sollevò le sguardo e incontrò le iridi pervinca dell’uomo,
dovette appoggiarsi alla carrozzeria dell’auto per non cadere. Con
la fronte aggrottata Sebastiano scrutò i suoi occhi e Lucia capì
che per la prima volta stava provando il sentimento dell’amore, di
cui aveva sempre sentito parlare ma che lei non aveva ancora avuto
l’onore di conoscere. La fronte di Sebastiano si distese e le sue
labbra si sollevarono in un sorriso luminoso, mentre le iridi
pervinca brillarono con guizzo malizioso. Lucia deglutì con il cuore
palpitante, intanto Sebastiano avvicinò il viso al suo e, quando le
loro labbra furono a pochi centimetri, le confessò:
«Lo
sai che, la prima volta che ti ho vista così impettita e rigida, ho
pensato che fossi una tizia noiosa e antipatica. In questi mesi,
vedendoti dare anima e corpo per l’azienda, ho capito che invece
sei una donna passionale».
«D…davvero?»
balbettò deglutendo subito dopo.
Sebastiano
annuì con il capo e molti capelli gli scivolarono davanti al viso,
accarezzando le guance di Lucia, che chiuse le palpebre. Con voce
roca lui le rispose:
«Sì,
bisogna solo farla esprimere la tua passione».
Lucia
sentì un brivido correrle lungo la schiena, mentre Sebastiano si
impadronì della sua bocca facendole scoprire, dopo vent’anni di
solo lavoro, cosa fosse l’amore.
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