Ciao a tutti!
due giorni fa ho festeggiato gli anni e fra otto giorni ci sarà il compleanno del blog. Per trovare una connessione tra tutti questi eventi gioiosi, ho pensato di regalarvi un racconto. Si intitola "Il mistero della lettera d'amore" e l'ho scritto per partecipare ad un concorso letterario, organizzato da una rivista, che spesso compro dal giornalaio, perché contiene storie di vita vera e tante curiosità sulla sfera femminile e non solo. Dato che il mio racconto non è arrivato tra i primi quattro, ma a me piace molto, ve lo lascio da leggere e, se volete, potete farmi sapere cosa ne pensate. Prima, però, vi dico qualcosa per introdurvi il racconto. Allora...la protagonista Azzurra ha appena ricevuto una lettera d'amore cartacea, che non è stata firmata, così si mette ad indagare su chi sia l'autore di quelle parole che le fanno battere forte il cuore. Vi ho messo un po' di curiosità?! Bene, ora potete estiguerla ;)
Due grossi, rotondi e gialli
limoni ondeggiavano assieme al ramo, quando Azzurra aprì le
palpebre.
Il silenzio della campagna,
interrotto solo dal frinire delle cicale, era ciò di cui aveva
bisogno dopo la lettera che aveva ricevuto qualche giorno prima. Non
avrebbe mai immaginato di ricevere nell’era tecnologica una busta
bianca con scritto il suo nome. All’inizio aveva pensato si
trattasse di qualche biglietto di uno stalker, visto tutte le storie
che si leggevano sui giornali o si ascoltavano in televisione.
Invece, il contenuto l’aveva sorpresa.
Una leggera brezza mosse il ramo
di limoni, diffondendo il loro profumo nell’aria, e Azzurra chiuse
gli occhi lasciandosi cullare dalla tranquilla atmosfera.
All’improvviso una cicala frinì in modo deciso, interrompendo il
silenzio della natura, così Azzurra riaprì le palpebre muovendosi
per estrarre dalla tasca del pantalone la busta, che le stava
scombussolando la serenità mentale.
L’amaca ondeggiò, mentre
Azzurra spiegava l’aletta della busta e sfilava un foglio da
stampante piegato a metà. Sollevò in alto la carta per rileggere la
scrittura fitta in penna nera con le stanghette delle t
rivolte verso l’alto. Azzurra aveva fatto diverse ricerche sulla
grafia e pure un test gratuito, scoprendo che l’uomo in questione
avrebbe dovuto avere una personalità spontanea e altruista. Ma chi
poteva essere tra gli uomini che conosceva? Doveva trattarsi di
qualcuno con cui aveva un rapporto di amicizia, visto che la lettera
menzionava molti aspetti di lei e della sua vita che conoscevano in
pochi. Azzurra arricciò il naso, pensando ai sentimenti contrapposti
che provava nei confronti della persona che le aveva scritto. Da una
parte, era onorata di suscitare quelle tenere emozioni in un uomo;
dall’altra era infastidita perché questo ammiratore segreto non
aveva avuto il coraggio di esprimere i suoi sentimenti di persona.
Azzurra sbuffò, mentre una donna
con un grosso cappello di paglia e un cesto colmo di albicocche in
mano si fermò davanti a lei, chiedendole:
- Come mai questo sbuffo,
Azzurra? Ti stai annoiando qui in campagna con la tua famiglia?
Azzurra la guardò negli occhi e
scuotendo il capo le confessò:
- Mi trovo benissimo qui in
campagna con te e papà. Ho sbuffato perché stavo pensando a una
cosa.
- A che cosa, figlia mia? – le
domandò posando il cesto sotto l’amaca.
Azzurra aspettò che la madre
tornasse a guardarla per rivelarle il suo cruccio, sventolando il
foglio di carta.
- Ho ricevuto una lettera.
- Di che tipo? – la incalzò la
madre, corrugando la fronte.
- Una lettera d’amore. –
bisbigliò osservando l’espressione della mamma.
Lei distese il volto corrugato in
un sorriso e battendo le mani esclamò:
- Oh! Finalmente la mia bambina
ha trovato l’amore!
Azzurra scosse la testa
redarguendola:
- Mamma non corriamo! La lettera
non è firmata.
- Ah!
- Eh già. È per questo che mi
sto spremendo le meningi per capire di chi si tratta.
La madre inspirò e ipotizzò:
- Non è che è stato Luca a
scrivertela e non l’ha firmata, dando per scontato che riconoscessi
la sua scrittura?!
Azzurra scoppiò a ridere e
scuotendo la testa affermò:
- In sette anni di convivenza
Luca non ha mai scritto una lista della spesa, figurarsi se si
sarebbe messo a scrivere una lettera.
- Magari in questi mesi di
lontananza è cambiato. – ipotizzò sua madre alzando un secondo le
spalle.
Azzurra replicò decisa:
- Non è lui! Ho fatto un
controllo e non è la sua calligrafia.
La madre si mise le mani sui
fianchi e domandò:
- Allora chi è che ti ha scritto
la lettera?
- Non lo so. – le rispose con
un sospiro.
La madre la osservò per alcuni
istanti e con un sorriso la rassicurò:
- So io come risolvere il mistero
della tua lettera d’amore.
- E come?
La madre si piegò per recuperare
il cesto e avviandosi verso la casa replicò:
- Ti aspetto sotto il portico.
Azzurra la osservò fino a quando
non scomparve all’interno della casa. Scese dall’amaca e con la
lettera in mano si augurò con tutto il cuore che la madre avesse una
soluzione al suo mistero.
I cubetti di ghiaccio
tintinnarono, quando Azzurra poggiò il bicchiere sul tavolo, che era
invaso da fogli, una penna e il suo cellulare. Azzurra sollevò lo
sguardo sulla madre, che stava sorseggiando il suo tè, leggendo la
lettera. Azzurra non avrebbe voluto coinvolgerla ma, dopo più di una
settimana a rimuginare, aveva bisogno di qualcuno che l’aiutasse a
capire. La madre le allungò la lettera e subito afferrò la penna
per scrivere quello che stava dicendo:
- Mi sembra chiaro che si tratti
di un uomo, che ti conosce da qualche anno. Da tempo è innamorato di
te, ma non voleva intromettersi tra te e Luca. È un uomo romantico,
che ama ancora scrivere con carta e penna. Allora quanti uomini
conosci da anni?
Azzurra sgranò gli occhi alla
penna puntata dalla madre e, dopo aver deglutito, mormorò:
- Ci sono i miei colleghi, il mio
capo…
La madre la interruppe
specificando:
- Che non siano sposati!
Azzurra alzò gli occhi al
soffitto per riflettere e tornando a guardare la madre li elencò:
- Sono solo tre…Walter lo
conosco da quando abbiamo cominciato a lavorare insieme in agenzia.
Poi c’è Francesco, con cui condivido la postazione da ormai tre
anni, e Giulio è il guardiano, con cui chiacchiero nella mia pausa
caffè.
La madre terminò di scrivere e
sbirciandola insistette:
- Sei sicura che non ci sia
nessun altro?!
Azzurra chiuse gli occhi e nella
sua mente si materializzò il volto rassicurante di Roberto, il suo
vicino di casa, con i capelli sulle spalle e una folta barba cosparsa
di fili d’argento. Azzurra spalancò gli occhi e rispose in fretta:
- No! Non c’è nessuno!
- Bene! Ora tra questi chi ama
scrivere con carta e penna? – la incalzò la madre pronta a
scrivere.
Azzurra pensò ai candidati e
replicò:
- Nessuno dei tre. I miei
colleghi si appuntano tutto sul cellulare, mentre Giulio ha sempre la
testa piegata a controllare le notifiche.
- Ma questo non vuol dire che non
gli piaccia scrivere! Per questo ora gli manderai un messaggio e
glielo chiederai! – sentenziò disegnando un asterisco sul nome.
Azzurra contorse le labbra in una
smorfia, mentre la madre esclamava:
- Visto che abbiamo risolto il
mistero della tua lettera!? Ora scrivi a Giulio!
Azzurra si allungò per prendere
il cellulare sapendo già che non erano giunte a nessuna soluzione.
Il soggiorno dai genitori era
stato riposante e le aveva permesso di scoprire il mittente della
lettera. Azzurra incastrò il motorino nel parcheggio, si sfilò il
caso e sbirciò la facciata del palazzo, accertandosi che determinate
tapparelle fossero abbassate. Da quando Giulio le aveva confermato di
non essere l’autore della lettera, aveva fatto in modo di evitare
il suo vicino di casa, perché aveva paura di considerarlo come
possibile compagno. Con lui faceva delle bellissime chiacchierate che
spaziavano dagli argomenti seri a quelli frivoli e non sapeva se era
disposta a portare il loro rapporto in un’altra direzione. Azzurra
entrò nel palazzo e salì le scale, quando la signora del secondo
piano apparve con la sua folta chioma candida dalla porta socchiusa
chiedendole con voce gracchiante:
- Azzurra, sei tu?
- Sì, signora Clelia. Come sta?
– la salutò fermandosi davanti al suo uscio.
Clelia le sorrise e affermò:
- È da tanto tempo che non ci
vediamo…anche perché ho una cosa da darti.
- A me? – domandò con la
fronte corrugata.
Clelia annuì ed estrasse dalla
tasca del grembiule una busta, che le tese dicendole:
- Roberto mi ha chiesto di
consegnartela, appena ti avessi incontrata
Azzurra afferrò la lettera
deglutendo e leggendo il suo nome bisbigliò:
- Grazie
- Per Roberto farei qualsiasi
cosa. Con me è sempre gentile e, vista l’occasione, ho cercato di
ricambiare. Sai, è proprio un caro ragazzo.
- Dice?! – chiese sbirciando
gli occhi nocciola della signora.
Clelia raddrizzò la schiena e
ribatté:
- Certo! Ogni sabato Roberto mi
accompagna a fare la spesa o la burocrazia e, quando non può, mi
manda uno dei suoi alunni. E pensa che ieri è partito per la Sicilia
per andare ad insegnare l’italiano agli stranieri. Dimmi, se non è
un bravo ragazzo?!
Azzurra sgranò gli occhi a tutte
quelle notizie e deglutendo mormorò:
- Non sapevo facesse tutte queste
cose, ma non posso dire di conoscerlo.
Clelia le sorrise e guardandola
negli occhi constatò:
- Voi giovani, Azzurra, avete
troppa fretta! Guardate solo in superficie! Basterebbe guardare negli
occhi qualche secondo in più per capire chi abbiamo davvero davanti.
Azzurra abbassò un secondo lo
sguardo e sventolando la busta si scusò:
- Clelia la saluto che sono
proprio curiosa di leggere cosa mi ha scritto Roberto.
La donna le fece l’occhiolino,
mentre Azzurra correva le ultime rampe di scale. Entrò in casa,
sbattendo la porta alle sue spalle, buttò sul divano la borsa e con
mani tremanti sfilò l’aletta dall’incastro della busta. Dopo
aver spiegato il foglio e aver deglutito, Azzurra lesse la scrittura
di Roberto:
“Cara Azzurra,
credo che la prima lettera ti
abbia spaventata a morte, visto che sei scappata e mi hai evitato.
Devo essere onesto con te e ammettere che non so per quale ragione io
non abbia firmato la prima lettera. Forse sono stato un codardo o
forse ho semplicemente avuto paura di esprimere i sentimenti che
provo per te e non essere ricambiato. Chissà cosa credevo di fare,
scrivendo una lettera senza nome? Avrei dovuto farmi coraggio e
dirtelo una di quelle sere che parliamo di tutto e di niente. Invece
ho preferito parlare di stupidità, forse perché sapevo che quello
che sento per te, tu non lo provi per me. Non voglio accusarti di
niente o farti sentire in colpa, perché so che l’amore non va a
comando. È l’unico sentimento che va dove il cuore lo porta e la
ragione non può imporgli niente. Ti ho scritto questa lettera per
rassicurarti, che non devi avere paura di me e che non ho nessuna
intenzione di impormi. Per questo, ho accettato di trascorre l’estate
a insegnare l’italiano agli stranieri così, come dice un detto,
lontano dagli occhi lontano dal cuore e forse tu riuscirai a
dimenticare il contenuto della mia lettera. Spero che questo accada e
che con il tempo possiamo tornare a parlare di tutto e di niente come
una volta.
Un affettuoso saluto,
Roberto”
Azzurra si lasciò cadere sul
divano con il cuore palpitante, perché aveva percepito la sincerità
dei sentimenti di Roberto. Dopo questa lettera, però, si sentiva
ancora più confusa, visto che la spingeva a riflettere su cosa
significasse per lei l’amore. Roberto era l’unico che le dava
spunti di riflessione su ogni tematica e anche questa volta era
successa la stessa cosa. Azzurra si alzò di scatto lasciando la
lettera sul divano e, troppo confusa per prendere una decisione,
raggiunse il bagno per una doccia. Sperando con tutto il cuore che la
lontananza da Roberto riportasse il loro rapporto a quello di prima.
La pioggia scendeva a scrosci,
quando il motorino di Azzurra andò in panne e lei fu costretta a
spingerlo per strada. Le auto le sfrecciavano accanto bagnandola
ulteriormente. Azzurra aveva le lacrime agli occhi, quando un’auto
blu la affiancò muovendosi alla sua velocità. Roberto le sorrise e
le domandò:
- Stai bene? Fermati che ti do un
passaggio!
Azzurra si bloccò con le braccia
indolenzite per lo sforzo di trascinare e obiettò:
- Ma ti bagnerò tutto il sedile.
- Ma chi se ne frega del sedile!
L’importante è che non ti prendi un raffreddore – esclamò
spalancando la portiera.
Azzurra sospirò abbassando il
cavalletto del motorino.
- Allora vengo con te.
- Ottima scelta – la rassicurò
Roberto, partendo appena Azzurra si fu accomodata in auto.
- Ha deciso di lasciarti
definitivamente a piedi – affermò accendendo le bocchette
dell’aria calda.
- Già.
L’auto si riscaldò e Roberto
le domandò:
- Adesso stai un po’ meglio?
- Sì, grazie – rispose Azzurra
asciugandosi il viso.
Rimasero in silenzio a lungo fino
a quando non si fermarono a un semaforo rosso e Roberto non scrutò
Azzurra in viso dicendo:
- Non torneremo mai come prima,
non è vero?!
- Non lo so.
Roberto la studiò ancora un po’
e in silenzio fece ripartire l’auto. Continuarono il viaggio senza
parlare, mentre Azzurra sentiva il cuore battere all’impazzata.
Erano trascorsi quattro mesi dalla sua ultima lettera e aveva creduto
di poter tornare a parlare come un tempo con Roberto, riuscendoci una
volta in occasione delle piante aromatiche dei loro balconi. Ora, che
era seduta a pochi centimetri da lui, era difficile pensare con
lucidità, visto che poteva scrutare il suo bel profilo e sentire il
suo profumo. Soprattutto era affascinata dalla profondità del suo
sguardo, che era posato su di lei. Azzurra deglutì alla vista del
sorriso di Roberto, che le disse:
- Siamo arrivati. Prendo
l’ombrello e speriamo di non bagnarci troppo.
Roberto si allungò sui sedili di
dietro e con l’ombrello tra le mani affermò a pochi centimetri dal
suo viso arrossato:
- Faccio il giro e ti vengo a
prendere.
Azzurra annuì con il capo, poi
Roberto la coprì con l’ombrello incastrandosi sul braccio la sua
mano. Il tepore del suo corpo portò Azzurra a prendere una decisione
sulla situazione che li riguardava. Bagnati entrarono nell’androne
del palazzo e Roberto osservò ridacchiando:
- Alla fine l’ombrello non è
servito a niente.
Azzurra rimase seria e
avvicinandosi disse:
- Grazie, Roberto. Ma non potevo
aspettarmi niente di diverso da una persona speciale come te.
Roberto abbassò e rialzò in
fretta il pomo d’Adamo balbettando:
- C…cosa stai dicendo?
Azzurra gli afferrò la mano
sinistra e gli confessò con voce roca:
- Tu sei speciale. Ammetto che la
tua lettera è stata un fulmine a ciel sereno e, quando ho capito che
eri tu ad averla scritta, ho avuto paura di…di rovinare la nostra
amicizia. E quando mi hai scritto di dimenticare la lettera, ero
contenta perché non mi aspettavo la profondità dei tuoi sentimenti.
Ma ora tutte le tue parole d’amore mi risuonano nella testa
e…vorrei provare a vedere se anche io sento queste profonde
emozioni, ma a una condizione…
- Q…quale? – balbettò
Roberto con gli occhi lucenti.
Azzurra abbassò lo sguardo e gli
propose:
- Se dovessi avere dei dubbi su
di noi, ti prego scrivimi una lettera per chiarire.
Roberto ridacchiò e, quando lei
lo guardò, le promise:
- Ti scriverò tutte le lettere
che vuoi, ma saranno sempre e solo d’amore per te.
Azzurra gli rivolse un sorriso,
che Roberto rapì con un bacio. Azzurra gli circondò il collo con le
braccia per approfondire la conoscenza delle sue labbra e del suo
amore. ©
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